Centenario Giacomo Matteotti 16 Giugno 2024

Intervento di Giuseppe Maria Toscano

16 Giugno 2024 Intervento Fratta Polesine 16/06/2024, Giuseppe Maria Toscano
 
Autorità, amici, compagni,
Oggi, pur se in ritardo di qualche giorno, commemoriamo insieme la barbara uccisione di Giacomo Matteotti. Vi parlo qui in qualità di segretario dei Circolo dei Giovani Socialisti di Rovigo, nato e intitolato un anno e mezzo fa, quarto nel Veneto, senza litigi o polemiche, come raramente avviene a sinistra, a Giacomo Matteotti.

Polemiche o litigi dai quali però il compagno Matteotti non è stato risparmiato né in vita, né al ritrovamento del cadavere, né, ancor più vergognosamente, cent’anni dopo l’assassinio. Non è stato, Matteotti, né l’amico degli amici, né il compagno dei compagni; è stato invece la dimostrazione vivente di quanto denunciare la verità richieda coraggio e spirito di sacrificio, e per l’atto e per gli effetti che ne comporta: la solitudine, la violenza, le botte, financo la morte.

Oggi, come allora, il contesto nazionale ed internazionale destano preoccupazione e sgomento e ci pongono di fronte a sconvolgimenti di carattere epocale. L’avanzata delle destre all’ultimo appuntamento elettorale, le guerre combattute in est Europa così come in Africa, le riforme in Italia, che rischiano di rendere più fragile l'impalcatura democratica del nostro Paese. In un contesto nazionale e internazionale di
sconvolgimenti Matteotti fu estremamente lucido quando altri si illudevano e si affidavano a particolari forme di Fede differenti da quella religiosa. Ciò che avviene oggi è forse meno fisicamente violento rispetto a quanto avveniva allora, ma la violenza verbale e la volontà di sovvertimento dell'ordine istituzionale e internazionale hanno la stessa radice.

Matteotti comprese già nel ’21, nel silenzio e nell'indifferenza, anche di diversi compagni socialisti, il pericolo delle squadracce. Comprese, quando nessuno sollevava eccezioni sul bilancio statale, che la gestione delle finanze fosse falsificata e artefatta. Sta proprio qui, la risposta, se ci si chiede perché un giovane di 21 anni debba venire a visitare questa bellissima casa museo o se ci si chiede perché debba studiare e occuparsi di Matteotti. Non per erudizione da salotto, non per piacere, ma per avere strumenti di lettura acuti e straordinariamente moderni. Sulla retorica e l'erudizione occorre, però, fare un'eccezione. Matteotti non è stato certamente solo il martire antifascista. Prima dell'omicidio, e perciò venne ucciso, è stato politico e amministratore abile, studiosa acuto, pioniere sgominatore delle bugie fasciste. E tuttavia noi di esempi ne abbiamo bisogno, e abbiamo bisogno pure di emozioni e meraviglia. Ne hanno bisogno, soprattutto, per trovare la forza e il coraggio, così come l'ispirazione, i giovani, giovanissimi, che già negli ultimi anni delle scuole medie cominciano a sentire questo nome. Matteotti è stato e dev’essere, in prima istanza e nell’immaginario collettivo, questo: un uomo coraggioso, un uomo che ha accettato di morire, un uomo che non si è tirato indietro.

Un uomo. "Essere un uomo significa avere coraggio, avere dignità. Significa credere nell'umanità ". Ed è di uomini, cari compagni, prima ancora che di politici, che abbiamo estremamente bisogno. E abbiamo bisogno, oggi, soprattutto, di ribaltare la piramide dei valori imposti alla società. Non più, cioè, l’organizzazione sociale in funzione del buon andamento economico ma, al contrario, l’economia in funzione del benessere sociale. Non si può vivere pensando al mero guadagno e valutando le singole persone sulla base della loro produttività economica, ma si deve tornare a quel sano esercizio di vita comunitaria. Non sono le finanze personali a determinare il valore dell’uomo, e questo Giacomo lo ha sempre voluto testimoniare. Matteotti decise di essere testimone di queste idee. Lo fece perché aveva una morale. Non fu mai, però, diversamente, un moralista.

Oggi, invece, assistiamo a spettacoli immorali di politicanti indegni delle istituzioni; esseri animati dallo stesso fervore che animava le camicie nere e dalla stessa viltà di coloro che furono solidali e conniventi con gli stessi assassini di Matteotti, pur non avendone la statura politica. Ed è così che, oggi, e questo dovrebbe forse preoccuparci, un soggetto che siede a Montecitorio può recepire come minaccia la donazione della
bandiera italiana e giustificare una violenza squadrista ai danni di un componente dell'opposizione. In una democrazia sana questo suddetto onorevole sarebbe stato dal suo stesso gruppo, se non isolato, quantomeno non giustificato. Oggi, invece, quella sana prassi repubblicana si dimostra perduta. Oggi non c’è neppure l’ipocrisia come omaggio del vizio alla virtù.

È per questo che la celebrazione di oggi e questo centenario non debbono essere un giorno tra tanti giorni, ma un monito per chiunque ami e difenda le libertà proprie e altrui. Su questo noi non smetteremo mai di lottare.
Grazie.

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